L’Abruzzo restituito a se stesso, mare e terra, recuperato nei materiali o nei ricordi. E’ un’opera di cucitura particolare e preziosa quella che il Museo delle Genti d’Abruzzo offre con due mostre, ospitate in contemporanea nelle sale, solo apparentemente distanti l’una dall’altra.
Da un lato le delicate opere di Giuseppe Muzii, dipinti realizzati prendendo dal mare ciò che il mare restituisce; dall’altro le foto del gruppo “La Genziana”, che raccontano non solo la liquida bellezza della costa ma anche l’amara austerità dei paesi abbandonati dell’entroterra.
Due rassegne che si chiudono intorno alle tradizioni di una regione che proprio nelle sale del museo trovano la loro casa. Inaugurazione sabato 14 settembre in rapida successione: alle 17 aprirà la personale di Giuseppe Muzii, “Siamo tutti barchette in mezzo al mare” a seguire, alle 17,30 la collezione fotografica.
Diverse le tecniche, differenti anche gli sguardi, ma la composizione delle due mostre offre un percorso che sembra avere una dimensione univoca: quella della sensibilità che trattiene dentro di sé il ricordo e lo rigenera fino a farlo tornare vita.
E’ il racconto che i quadri di Giuseppe Muzii fanno se si vuole guardare alla loro genesi materica, a quei legnetti che il mare sembra avere prosciugato di ogni qualità fino a togliere significato e utilità. A quei materiali Muzii restituisce senso e colore, trasformandoli attraverso la fantasia in una storia visibile e compiuta. E’ tutta intera quella proprietà che l’arte ha di riempire il mondo di contenuti profondi e condivisi. E sono proprio quei contenuti fatti di memoria e capacità di elaborazione che annodano le visioni di Muzii al racconto fotografico del collettivo della Genziana.
Sono immagini che parlano di una terra che la natura sembra aver crudelmente sottratto al potere dell’uomo, ma che allo stesso tempo parlano della capacità di saper affrontare la separazione e rinascere nel continuo della vita: dal terremoto della Marsica, a quello dell’Aquila, fino a quello, di poco successivo, del Centro Italia, sono tanti i borghi che, dopo la distruzione, sono rimasti sostanzialmente spopolati. Ed è quella storia, fatta di cose semplici, che i fotografi sono andati a recuperare per restituire a quelle forme un’anima e una rappresentazione della vita passata. Un viaggio che si chiude affacciandosi di nuovo sul mare, recuperandone la bellezza e l’infinito, affiancandosi alla più recente sezione del museo che racconta di barche e di pesca.
La personale di Giuseppe Muzii resterà aperta fino al 13 ottobre, la collettiva fotografica sarà invece visitabile fino al 29 settembre.